Unus Mundus - 1

Riprendere il concetto di Gnosi vuol dire avvalersi di concetti tradizionali e della conoscenza iniziatica del passato che, attualmente, ritengo centrali per superare le difficoltà che si incontrano. Uno di questi concetti è Unus Mundus, un termine latino che intende "un mondo" ovvero una realtà unitaria di base da cui tutto proviene e alla quale tutto ritorna. Il termine può essere fatto risalire agli scolastici, come Duns Scoto, ed è stato ripreso nel XVI secolo da Gerhard Dorn, un allievo del famoso alchimista Paracelso.

C. G. Jung nel suo libro Mysterium Coniuctionis, ricerche sulla separazione e composizione degli opposti psichici nell'alchimia scrive: " Per Unus Mndus G. Dorn intende il mondo potenziale del primo giorno della creazione dove nulla esiste ancora in actu, cioè tra i Due e la pluralità, ma solamente nell'Uno. L'unità dell'uomo (...) significa ugualmente per Dorn la possibilità di produrre anche l'unità col mondo, non con la realtà multipla che vediamo, ma con un mondo potenziale che corrisponde al fondamento eterno di tutta l'esistenza empirica, tutto come se stesso e il fondamento della sorgente originaria della personalità che comprende quest'ultimo nel presente, nel passato e nel futuro.".

Questo concetto è ancora più antico poiché se andiamo a vedere cosa ci indica il Kibalion, uno dei tanti testi fondamentali dell'Ermetismo, attribuito ad Ermete Trimesgisto, scopriamo i sette principi ermetici che rappresenta una delle principali fonti di conoscenza esoterica:

  1.  Il principio del mentalismo: "Tutto è mente - l'universo è mentale";
  2. Il principio di corrispondenza: "Come è al di sopra, così è al di sotto; come è sotto, così è sopra";
  3. Il principio della vibrazione: "Tutto si muove, tutto vibra; niente è in quiete";
  4. Il principio della polarità: "Tutto è duale; tutto è polare: per ogni cosa c'è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato";
  5. Il principio del Ritmo: "Ogni cosa fluisce e rifluisce, ogni cosa ha fasi diverse; tutto s'alza e cade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo: l'oscillazione di destra  pari a quella di sinistra; tutto si compensa nel ritmo";
  6. Il principio di Causa ed Effetto: "Ogni effetto ha la sua causa, ogni causa ha il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge, il caso è il nome dato da una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di casualità, niente sfugge alla legge";
  7. Il principio del Genere: "il genere si manifesta in ogni cosa e su tutti i piani; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile".


Questi sette princìpi del Kibalion, sono sorprendenti poiché alcuni di essi evidenziano concetti della fisica delle particelle e della meccanica quantistica che nel secolo scorso sono state messe  in evidenza; ricordiamo che in quanto parte del Corpus Hermeticum, raccolta di papiri attribuiti ad Ermete Trismegisto, il Kibalion dovrebbe risalire al IV° secolo d.C. . 
Ognuno di essi merita un approfondimento a parte; nei prossimi post si intende procedere su questa linea.

Il tragico evento pandemico che il mondo sta vivendo ha fatto emergere maggiormente la consapevolezza che non siamo entità separate dal resto delle cose e del mondo. Non solo e non tanto a seguito dello sviluppo delle tecnologie, ma per il fatto che siamo connessi dal punto di vista biologico, fisico e chimico, sincronico e vibrazionale, come pure quantistico (vedi l'entanglement). La coscienza è costruita per identificare il dentro e il fuori, Io e gli altri. Secondo Neumann e Jung la necessità di differenziare noi dagli altri è una sorta di sottoprodotto dello sviluppo dell’io, una distinzione utile al nostro adattamento e a vari scopi pratici. E' necessario, pertanto comprendere che siamo parte dell'elemento Natura che si sta, di fatto, rivoltando contro una parte di esso, l'Uomo.

Commenti

  1. Da che angolo guardare il Mondo? di Uriel
    “[…] Cos’ho fatto durante la mia vita? Ho guardato al mondo come un insieme […]”. Così Padre Pavel Florenskij scrisse in una delle sue ultime lettere ai figli, prima di essere trucidato in Siberia, insieme ad altri insigni fisici Russi appartenenti al gotha della grande stagione scientifica dell’URSS. Fu un grande fisico, Padre Pavel, ma non solo: Teologo, matematico, filosofo. Fu uno dei pochi a comprendere come il Mondo sia Uno. Vi sono diversi modi di guardarlo, e ad ogni diversa angolazione corrisponde una porzione della grande visione del mondo che ogni epoca possiede, puntualmente stravolta quando gli eoni si avvicendano l’un l’altro, lungo questa mostruosa e misteriosa spirale che l’uomo chiama “Tempo”, clessidra atta a scandire il ritmo che governa la sua vita, quest’ ”Aura sanza tempo tinta”.
    “Da che angolo guardare il Mondo?”, si son sempre chieste le grandi menti dell’Umanità, cercando il Monte più alto che potesse permettere la vista più globale che si potesse essere, per abbracciare una visione dell’intero, così come lo contempla il “Pensatore sul mare di Nebbia” nella tela del Friedrich. Vi sono, forse, due punti privilegiati per osservare e modellare il mondo: la grande Poesia, e la Grande Scienza, così apparentemente lontane, ma così immensamente vicine, se è vero che nel Paradiso Padre Dante concepì il Mondo come un’ipersfera, ben sette secoli prima che Padre Einstein concepisse il suo Universo esattamente secondo questa geometria. La Poesia e la Scienza sono due modi di contemplare il mondo, e al contempo di formarlo. Entrambe necessitano di una visione, immensa, folgorante, perché possano plasmare il mondo. Gli uomini nella caverna vedono solo ombre, gli eletti guardano il sole. La vera scienza e la vera poesia sono libere: volano
    lassù nei vasti spazi dell’iperuranio, infiniti, senza limiti, cercando sì la verità, ma senza la presunzione di averla trovata, né di averla ricevuta. In fondo: “Cos’è la verità?”. Neanche Cristo rispose. Il poeta e lo scienziato sono come Kore, la Fanciulla Innominabile nella magistrale sapienza mitica dell’Antica Grecia, cieca, vagante come un’ombra in uno spazio senza tempo, fin quando non apre gli occhi! E si presenta il più grande scandalo nella storia della conoscenza umana: Ella Vede! Si rende conto del mondo, a cui ella è
    estranea, ma in è immersa, ne è una creatura, fin quando non comincia a plasmarlo, con i suoi stessi occhi. La visione del mondo precede il modello fisico del reale, non viceversa.
    Se Newton non fosse salito sulle spalle dei Giganti, come soleva ripetere, forse avremmo la Gravità? Forse avremmo compreso che le leggi che governano il mondo quaggiù sono le medesime che governano in mondo lassù? E cos’è questo, se non l’insegnamento ermetico “Come in alto, così in basso”? Prima di Newton, ci erano arrivati i Sapienti, i Giganti
    […].
    Era nella sua prigione, ormai lontano dal mondo, l’anima che si accingeva a lasciare le sembianze mortali e a raggiungere l’etereo iperspazio senza tempo, oltre Andromeda, oltre le Galassie, ancora in là. Potevano far tacere la sua voce, ma le sue idee, quelle no!
    Egli, che ha sognato infiniti mondi e conteneva nella sua prodigiosa memoria la sapienza immortale dell’umanità, retaggio della Storia del Mondo, era lì, inerme, con la testa rivolta a quella finestra, in attesa che i suoi aguzzini arrivassero per condurlo a rogo in piazza dei Fiori. Da lì, egli scorgeva le stelle, mentre intonavano la loro sinfonia, quella eterna e immortale, che la sapienza di Pitagora aveva già intuito secoli e secoli prima che fosse scoperta la radiazione cosmica di fondo. Le stelle sono sempre lassù, a guidare l’uomo nel
    corso del suo tempo caduco,e ad esse l’uomo deve sempre ricorrere per comprendere i misteri più profondi del reale. Martire del Libero Pensiero, sognatore dell’infinito, rivolgo a lui, l’immenso Giordano Bruno, il mio ultimo pensiero. L’uomo, e in particolare lo scienziato, rammenti sempre quanto sia cara la libertà!

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